Fede e ragione: quale circolarità come accesso a Dio?

Autori

  • Roberto Di Ceglie Pontificia Università Lateranense

DOI:

https://doi.org/10.17421/2498-9746-04-02

Parole chiave:

Dio, fede, ragione, circolarità, intelletto, grazia, Tommaso d'Aquino, Jacques Maritain

Abstract

Al cuore dell’enciclica Fides et ratio vi è la distinzione senza separazione tra fede e ragione. Ciascuna perfeziona l’altra, all’insegna di un rapporto di circolarità. Ma questa immagine — il processo circolare — non risulta priva di oscurità, giacché non appare dove esattamente abbia inizio e fine. Di conseguenza, non risulta neanche chiaro se costituisca davvero, come dovrebbe, un accesso a Dio.

In questo articolo mi chiedo come intendere esattamente il processo di circolarità tra fede e ragione affermato da Fides et ratio. Nella prima parte, mi rivolgo alla nota e tuttora diffusa concezione del rapporto tra fede e ragione che risale alla riflessione di Jacques Maritain sulla filosofia cristiana. Ma questa concezione, tesa a rispondere come la fede possa influire sulla ragione senza privarla della sua necessaria autonomia, sebbene acuta e apparentemente convincente, appare spiegabile solo alla luce di una distinzione tra fede e ragione elaborata e argomentata da Tommaso d’Aquino. Stando ad essa, mentre l’attività della ragione è dovuta all’uomo, causa della fede è Dio. Solo se la fede è dovuta a Dio, il suo influire sulla ragione senza limitarne l’autonomia risulta essere non impossibile.

Nella seconda parte mi rivolgo allora alla prospettiva che preserva accuratamente la distinzione sopramenzionata tra fede e ragione, e alla quale lo stesso Maritain si è costantemente rifatto, ossia la prospettiva di Tommaso d’Aquino. Dalla sua riflessione sul rapporto tra fede e dono dell’intelletto emerge che la circolarità (l’intelletto come frutto della fede da un lato e come causa di una certa qual certezza della fede dall’altro) risulta avere un inizio e una fine chiaramente distinti: l’iniziativa divina e il rafforzamento umano della fede. Con questo, l’immagine sostenuta dall’enciclica acquista nuova luce. È una circolarità non totale o letterale (non si tratta di due poli che ritornano uno sull’altro): nasce dalla grazia di Dio, conferisce pienezza alle naturali capacità cognitive dell’uomo (gratia non tollit naturam sed perficit), conclude a un nuovo e superiore approdo, ossia una maggiore certezza di fede, garantendo così un passo in avanti nell’accesso a Dio.

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Pubblicato

2021-05-04

Fascicolo

Sezione

L'accesso a Dio oggi