Pomponazzi contro Tommaso d’Aquino? La critica pomponazziana ad Averroè

Autori

  • Francesco Luigi Gallo Dottore di Ricerca in Filosofia. Pontificia Università Lateranense

DOI:

https://doi.org/10.17421/2498-9746-05-10

Parole chiave:

ilemorfismo, anima, immaterialità, aristotelismo, averroismo, intelletto

Abstract

Che il bersaglio delle critiche del De immortalitate animae (1516) di Pietro Pomponazzi sia l’antropologia dell’Aquinate è una tesi assodata tra gli studiosi del pensiero pomponazziano.

Di rado, invece, gli studiosi si sono adeguatamente concentrati sul quarto capitolo del Trattato che, come opportunamente nota V. Perrone Compagni, è «per lunghezza e densità […] uno dei più impegnativi». È interessante rilevare, però, che nel quarto capitolo dell’opera pomponazziana l’obiettivo polemico del Mantovano non è Tommaso, ma Averroè.

L’intensità polemica con cui Pomponazzi attacca la posizione averroista sembra voglia significare che, nella prospettiva aristotelica, il monopsichismo averroista costituisca davvero un obiettivo critico di primario interesse.

In effetti, la tesi dell’unitarietà del principio formale umano, che la S. Vanni Rovighi definisce come «la tesi più caratteristica dell’antropologia di Tommaso d’Aquino», sembra coerente solo alla condizione di una somatizzazione integrale dell’anima. Agli occhi di Pomponazzi, infatti, la proposta antropologica di Tommaso risulta un tentativo strutturalmente contraddittorio e filosoficamente inaccettabile, mentre la soluzione averroista conserva ancora una certa coerenza interna, posto che l’immaterialità dell’intelletto sembra sia inconciliabile con la teoria ilemorfistica.

In questo scenario la posizione averroista sembra costituire il polo dialettico in riferimento al quale Pomponazzi elabora il suo modello antropologico antidualista e, coerentemente alle sue critiche mosse a Tommaso, anche riduzionista. In questo senso si potrebbe affermare che l’averroismo (come ad esempio quello di Sigieri di Brabante) e il materialismo di Pomponazzi rappresentano i due poli estremi in base ai quali la posizione tomista si interpone, con tutte le sue — presunte — contraddizioni, come soluzione mediana.

Pertanto la vera antitesi sembra essere, in ultima analisi, quella tra Pomponazzi e l’averroismo.

Tenendo fermi i principi dell’ilemorfismo, è la tesi della materialità o dell’immaterialità dell’intelletto a determinare lo spostamento dell’ago della bilancia o verso soluzioni averroiste o verso derive materialiste delle quali, la posizione pomponazziana, emerge in modo paradigmatico nella tradizione della filosofia peripatetica. Sembrano queste le due strade verso cui l’ilemorfismo aristotelico naturalmente incanala.

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Pubblicato

2021-05-04

Fascicolo

Sezione

Natura umana, anima e corpo. Convergenza di prospettive