Seneca: la sorprendente metafisica delle lettere 58 e 65 a Lucilio

Autori

  • Giorgio Faro Pontificia Università della Santa Croce

DOI:

https://doi.org/10.17421/2498-9746-06-05

Parole chiave:

idee innate, materia, ragione creatrice, platonismo senechiano, presenza di Dio in noi

Abstract

Questo saggio pone in rilievo due lettere a Lucilio, la n. 58 e la n. 65, che hanno contenuto decisamente metafisico, abbastanza sorprendenti per alcune affermazioni che vi si trovano, insolite e inattese in uno scrittore pagano, persino in un innovatore dello stoicismo, quale è stato Seneca. Alcuni specialisti italiani, hanno voluto trovarne le radici, nel pensiero creazionista di Filone d’Alessandria, il primo a tentare una mirabile sintesi filosofica di fede biblica e ragione. Senza escludere questa realistica ipotesi, l’autore di questo saggio vuole ipotizzare anche il contributo del nascente cristianesimo a Roma, che certamente Seneca non poteva ignorare. San Paolo si era appellato all’imperatore, che aveva l’ultima parola nei processi in cui ci si appellava a Cesare. E i suoi primi consiglieri politici erano proprio Lucio Anneo Seneca e Sesto Afranio Burro. In appendice, segue una breve indagine sulla lettera 41, di contenuti specificamente morali, per valutare la consistenza di una delle critiche che Lattanzio, che pure ammira Seneca, gli muove contro.

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Pubblicato

2021-05-09

Fascicolo

Sezione

Itinerari