L’essenza del diritto nell’opera di Francesco Gentile
DOI:
https://doi.org/10.17421/2498-9746-05-53Abstract
F. Gentile considera le tre stanze del Diritto: Legalità, Giustizia, Giustificazione, come momenti necessari e dialettici per il Diritto. Bisogna riconoscere che il diritto del nostro tempo è un diritto senza verità, che l’attuale crisi dell’esperienza giuridica è, nella sua essenza, più profonda, una crisi della verità del diritto. Il carattere puramente strumentale o legale (prima stanza del diritto) è l’elemento rivelatore di un diritto che ha perso la sua natura di esse ars boni et aequi e si è andato riducendo ad uno strumento per fini estranei al proprio contenuto, se non addirittura ad un mero strumento del potere. La forma positiva, pur necessaria a garantirne la certezza, è diventata l’unico suo titolo di validità, l’unico criterio di giuridicità. Per evitare il nichilismo giuridico, occorre spostarsi verso la natura dialettica (seconda stanza) che è capace di unire e di distinguere ciò che è giusto (dimensione realistica del diritto), ovvero la ricerca del giusto mezzo, ossia della misura conveniente. Infine, occorre giustificare il diritto naturale (dell’essenza) come base sostanziale del diritto, non come un doppione o codice duplicato del diritto positivo — con cui è intrecciato. Le leggi, oltre ad essere stabilite, vanno esaminate per essere ritenute giuste, per cui l’idea classica di di giustizia è la condizione di intelligibilità della interazione umana (terza stanza).