Forma, verità e interpretazione. Vattimo, Eco e la lezione di Pareyson
DOI:
https://doi.org/10.17421/2498-9746-10-04Parole chiave:
Luigi Pareyson, Umberto Eco, Gianni Vattimo, Verità, Interpretazione, FormaAbstract
Nella sua ermeneutica Luigi Pareyson pone il coinvolgimento reciproco di due istanze, la verità e l'interpretazione, inseparabili e irriducibili l'una dall'altra. Allo stesso modo, nella teoria della formatività, Pareyson indica due principi, la forma formante e la forma formata, e spiega come in ambito estetico l'interpretazione non debba aderire rigidamente all'opera così come appare al termine del processo produttivo, ma debba riattualizzare lo spirito che ha guidato la sua formazione. Mettendo in relazione i due termini dell'ermeneutica pareysoniana (verità e interpretazione) con le due istanze della sua estetica (forma formante e forma formata), è possibile cogliere le differenze tra il maestro e due dei suoi allievi più noti: Umberto Eco e Gianni Vattimo. Tornare al modello ermeneutico di Pareyson ci permette quindi di osservare analogie e differenze tra alcune delle posizioni più rilevanti nel dibattito che, anche in tempi recenti, ha visto contrapposti realisti e antirealisti.