Introduzione alla lettura del “De veritate” di Anselmo d’Aosta
DOI:
https://doi.org/10.17421/2498-9746-11-26Parole chiave:
Anselmo, Giustizia, Libertà, Rettitudine (rectitudo), VeritàAbstract
L’articolo esamina il De veritate di Anselmo d’Aosta come snodo sistematico dell’intero pensiero anselmiano, nel quale la riflessione sulla verità si sviluppa dal piano linguistico e logico a quello ontologico e morale. Attraverso l’analisi progressiva dei capitoli del dialogo, si mostra come la nozione di rectitudo — intesa come conformità dell’essere, del pensare e del volere al proprio dover essere — costituisca il principio unitario capace di collegare verità, giustizia e libertà.
L’indagine evidenzia la funzione paradigmatica della verità del linguaggio, che diviene modello di ogni altra forma di rettitudine, e chiarisce la transizione dalla rectitudo naturae alla rectitudo voluntatis, in cui si fonda la dimensione etica dell’uomo. Nel capitolo XIII, la riflessione si apre al piano metafisico, mostrando che la verità, una e immutabile, non appartiene alle cose ma le trascende, in quanto esse sono vere solo nella misura in cui partecipano alla summa veritas.
Il contributo interpreta così il De veritate come una sintesi teoretica in cui logica, etica e ontologia confluiscono in una medesima visione: la verità come principio dell’essere e come via della mente verso Dio.
